sabato 26 giugno 2010

L'ultimo dei Ramones al Filorosso


Il leggendario Marky Ramone, uno degli ultimi protagonisti da "hall of fame" del punk rock mondiale e storico batterista dei Ramones, sarà al Filorosso domenica 4 luglio 2010, per una delle uniche due tappe del suo tour italiano. Con la sua nuova band, i Marky Ramone's Blitzkrieg, sta girando il mondo e, per questo luglio, sono previste due tappe italiane: il 2 a Torino e il 4 a Cosenza, organizzato dal centro sociale autogestito dell’Unical. Con i Marky Ramone's Blitzkrieg, Marky Ramone ripercorre la carriera dei successi dei Ramones con un live set di oltre 32 hit.

I Ramones sono stati uno tra i gruppi più rivoluzionari della storia del rock. Sebbene la loro carriera non possa essere del tutto identificata con l'evoluzione del fenomeno "punk", di esso sono riconosciuti come i primi e maggiori responsabili. L'avventura musicale della band newyorkese cominciò nel marzo 1974 quando, per la prima volta, i Ramones si esibirono dal vivo per pochi sventurati ascoltatori. Il nome della band era tratto da uno pseudonimo di Paul McCartney e ogni componente lo aveva sostituito al proprio vero cognome. Il 16 agosto 1974, i Ramones debuttavano al CBGB's, inaugurato l'anno precedente: presto si collocavano, insieme a Television, Patti Smith, Blondie, e in seguito Talking Heads e altri, tra i gloriosi alfieri di quel piccolo e inizialmente anonimo locale della Grande Mela che presto sarebbe diventato il celebre e pittoresco tempio della new wave, frequentato anche da intellettuali ed esponenti di spicco dell'undergound newyorkese quali Lou Reed, John Cale e Andy Warhol. Erano così, per la band, gli inizi di una lunga carriera che, durata più di venti anni e travagliata da alcuni cambiamenti d'organico, si è definitivamente conclusa nel 1996, un anno dopo l'uscita di Adios Amigos, ultimo dei ben quindici album registrati in studio dai Ramones.

In questo lungo arco di tempo, la band non ha mai modificato, ma semmai affinato, la fortunata ricetta che, sin dall'inizio, ne ha determinato il duraturo successo: brani veloci, semplici e orecchiabili, a metà strada tra frizzante rock'n'roll, garage e surf-rock; con l'aggiunta di alcune ballate “pop” e di qualche gustosa cover, riscoperta e brillantemente rielaborata in chiave moderna. Un rock'n'roll minimalista che, dopo essere stato assunto e rielaborato dal punk e da certa new wave, avrebbe determinato profonde conseguenze: nella loro brillante essenzialità, infatti, le loro canzoni diventarono presto un prezioso prototipo cui si è fatto ricorso per intraprendere tante nuove strade nel rock.
La volontà di dar vita a qualcosa di nuovo, prese la forma di una totale messa in discussione dei valori più condivisi del rock mainstream, a cominciare dalla stessa icona della "rockstar": i Ramones introdussero un "anti-look" che, esagerando fumettisticamente la quotidianità, diventò a sua volta un originale look, composto da giubbotti di pelle, t-shirts aderenti, jeans strappati e scarpe da tennis, che sembrava, nel suo aspetto caricaturale, burlarsi di tutto e di tutti. Si trattava, tuttavia, non tanto dell'irrisione della tecnica musicale (cosa che fecero invece i Sex Pistols), ma piuttosto del deliberato rifiuto di un certo tecnicismo che, nei primi anni 70, diventava fine a se stesso a discapito di quello che a volte non riesce con esso a conciliarsi: la ribelle spontaneità giovanile, l'immediatezza comunicativa, la volontà di divertire e divertirsi. I testi delle canzoni, ai limiti del delirio verbale, mostravano il totale disimpegno come l'impegno costante della band nel rifiuto di quella serietà che si addice a un "vero" musicista: in una surreale atmosfera da cartoon, i Ramones cantavano di nevrosi giovanili e insanità mentali, del sole californiano, di mazze da baseball e sciocchi amori adolescenziali. Il loro grido di battaglia era il demenziale “Hey, Ho, Let’s Go!”. Il loro slogan era l’ancor più demenziale "Gabba Gabba Hey!". La parola d'ordine era una sola: "Fun". Nonostante tutto.

Sebbene non fosse il batterista originale dei Ramones, Marky è l'unico componente ancora vivo della line up più longeva del quartetto newyorkese composta da Joey, Johnny, Dee Dee e, appunto, Marky. Nato a Brooklyn nel 1956, Marky Ramone ha militato in diverse altre band storiche della scena punk newyorkese, fra cui i Richard Hell & The Voidoids, per poi approdare, nel 1978, nei Ramones, con i quali registrò immediatamente "Road to Ruin". A parte una parentesi di 4 anni, Marky è stato il batterista ufficiale dei Ramones fino al loro scioglimento. Da allora, decine di collaborazioni (soprattutto per l'album solista di Joey Ramone del 2000, poco prima della sua scomparsa) e insolite attività trasversali (una linea di abbigliamento "jeans&leather" firmata Tommy Hilfiger e un suo brand di sugo per pasta) l'hanno reso vero maestro nell'arte del marketing di se stesso.

L’imperdibile concerto di domenica al Filorosso comincerà alle ore 22 e sarà aperto da due band locali, Duff e Lumpen. Per info e prenotazioni 347.5720338.

venerdì 18 giugno 2010

Inaugurazione dell'anno accademico, contestatori assolti


Tutti assolti con formula piena i cinque attivisti indagati per le contestazioni che si tennero all'Unical nel gennaio 2009 in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Gip ha ritenuto così che non sussistano sufficienti indizi di colpevolezza per poter aprire un processo a carico dei cinque ragazzi accusati di un reato da codice Rocco "adunata sediziosa".
Piena soddisfazione da parte degli studenti. L'Udu in proposito ha diramato un comunicato che pubblichiamo di seguito.

"La repressione non fermerà le lotte sociali"
Negli ultimi anni l'Italia e la città di Cosenza, passando anche dall’Università della Calabria, sono state investite da un'ondata repressiva senza precedenti. Non ci stiamo riferendo ad operazioni di contrasto alle grandi organizzazioni criminali e mafiose né tanto meno alle indagini contro tutti i livelli dell'amministrazione che, dalle famigerate questioni ambientali calabresi irrisolte ed occultate alle inutili cattedrali nel deserto buone solo ai soliti speculatori che continuano a smembrare l’intero territorio regionale, hanno disvelato il sistema di corruzione e speculazione su cui si reggono. Centinaia di denunce, arresti e misure cautelari si sono abbattuti su tutti i soggetti sociali che si oppongono ai poteri forti dell'intero Paese.
Ne è testimonianza ciò che è avvenuto lo scorso anno, dove, in occasione dell’inaugurazione dell’A.A. 2008/2009 dell’Università della Calabria alla presenza del Presidente della Repubblica Napolitano, sono stati denunciati 5 attivisti cosentini, colpevoli solo di aver manifestato il proprio dissenso! QUELLA MATTINA L'UNICO ABUSO LO HA COMMESSO LA DIGOS E IL RETTORE GIOVANNI LATORRE!
Tutti questi fatti repressivi non possono essere considerati singolarmente ma fanno parte di un progetto di gestione della crisi che, attraverso il Pacchetto Sicurezza, esplicita il suo carattere autoritario. Partendo da Genova 2001 questo paese sta vedendo l’opposizione sociale continuamente obbligata a fare i conti con una repressione dura e pesante.
Repressione che è arrivata fino all’Unical, con l’intento celato della questura e del capo della digos Alfredo Cantafora (non nuovo a sparate di questo tipo, basti ricordare le fantasiose ricostruzioni dei giorni di Genova) di colpire il movimento studentesco sperando che 5 denunce avessero potuto fermare quella grande onda di opposizione sociale e politica!
A distanza di un anno il GIP del tribunale di Cosenza assolve con formula piena i 5 attivisti, riconoscendo di fatto l’assoluta inconsistenza delle accuse avanzate agli imputati.
A fronte dell’ennesimo attacco a giovani attivisti (e ne è conferma anche il recente sgombero a viale Trieste) la Procura della Repubblica di Cosenza ha l'obbligo giuridico e morale di aprire inchieste serie sulla conduzione e direzione della DIGOS cosentina! Troppi gli abusi, troppe le incompetenze, troppa arroganza nei comportamenti, troppi errori investigativi!
Non siamo disposti ad accettare che la crisi economica, sociale, ma soprattutto morale, venga risolta a colpi di denunce nei confronti di chi porta avanti battaglie in favore delle fasce più deboli della popolazione!
E non vorremmo sentir risuonare nell’aria ancora una volta le parole di Kafka: “Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.”

Ateneo Controverso Unical
Unione degli Universitari Cosenza

martedì 15 giugno 2010

Le donne di Fabbricatore, colorate e creative


Si è chiusa il 10 giugno presso i locali del Dam, al Polifunzionale, la mostra “Komadori” di Luigi Fabbricatore, artista, scrittore e poeta italo-svizzero, nella cui opera immagini, testi e musica lavorano di concerto, creando una suggestiva miscellanea.
L’ inaugurazione ha visto la partecipazione della scrittrice Nadia Gambilongo, ed ha rappresentato l’ occasione per avvicinare i presenti all’ arte di Fabbricatore, presentandone parte delle influenze, del bagaglio culturale e del vissuto che hanno reso possibile la nascita di “Komadori”.
Nelle opere che si possono ammirare al Dam, i colori ben calibrati degli acquarelli o delle matite acquerellabili, con cui l’ artista riesce spesso ad ottenere una non semplice uniformità, delineano e valorizzano i “ri-tratti” di donne note o meno note: famigliari, cantanti, scrittici, tra le altre, colte nel vivo di un’ espressione, come nei variopinti ritratti, o nella fissità e nel bianco e nero delle “Donne di carta”, riprodotte o trasportate dall’ universo del fumetto a contesti urbani e attuali, fotografati dall’ artista stesso.
Ci si tuffa così nell’Oriente spesso evocato, o più specificamente nel Giappone, presente fin dal titolo (che rimanda al pettirosso), ma anche nelle donne nipponiche rappresentate, nell’ equilibrio che le tinte mantengono pur diventando a volte decise, nella citazione e rielaborazione di uno Shunga di Kitagawa Utamaro, “Utamakura” (il canto del guanciale), o negli scenari fatti di fiori di ciliegio o di elementi naturali che ne presentano la tipica grazia.
Non solo Giappone: assistiamo, infatti, alla contaminazione tra realtà diverse: nord e sud, compresenti nelle origini dell’ artista stesso e nella sua fascinazione verso il meticciato, Oriente e Occidente, bianco e nero. Il bianco non già della carta, prediletta invece nella versione porosa e nel suo colore naturale, non ancora alterato, ma quello di un volto o di uno sfondo su cui spicca una figura femminile, e il nero della Dea Madre, delle statuine di culto a lei dedicate, delle Veneri e Madonne venerate in tutto il mondo.
“L’ idea è nata dalla lettura di Dark Mother”, ci ha spiegato l’ artista, “e dalla scoperta o conoscenza del lavoro di alcune pittrici come Leonor Fini, Remedios Varo, Jean Pellet e Rosalba Carriera, ma si è sviluppata come un work in progress: le mie produzioni, infatti, crescono e si rinnovano continuamente grazie agli stimoli che via via si presentano”.
L’ adattamento all’ edizione italiana di “Dark Mother” è stato curato da Nadia Gambilongo stessa, che ha deciso di tradurre il titolo in “La madre o-scura”, proprio per lasciare inalterato il significato che rimanda al colore nero, colore troppo spesso scomodo e bistrattato, come dimostrano i tentativi di sbiancamento operati su questo tipo di manifestazioni artistiche e religiose.
Fabbricatore ci accompagna tra gli africani primordiali, i Canaaniti, civiltà dalla straordinaria capacità creativa e ricca di conoscenze (come la scrittura), che basava la sua esistenza, scandita dal ciclo lunare, su valori quali la Giustizia e la Compassione e sul culto, appunto, della dea Madre.
Una Dea Madre che è la Terra stessa con la sua fertilità, e che è l’ eterno femminino sacro, venerata da questa civiltà fortemente caratterizzata, come si può immaginare, da un matriarcato progressivamente surclassato e distrutto dai Cargani, meglio conosciuti come Ariani, il cui retaggio ingiustificatamente maschilista e ingiustamente denigratore della parte “nera” del mondo è ancora oggi difficile da sradicare.
Ma Fabbricatore non vuole partecipare a questo oblio, spesso ravvisabile, e a questa forma mentis, e continua la sua narrazione per mezzo dei volti delle donne africane e delle donne in generale, con un’ allusione alla fertilità attraverso l’ accostamento, a volte, di frutti (come il melograno con il suo riferimento sacrale), gesto che rappresenta anche una sorta di riscossa, di “ripicca” a favore di questi soggetti che, inspiegabilmente, da sempre vengono considerati e denominati “nature morte”.
Quello di Fabbricatore, inoltre, è un lavoro di sperimentazione e ritorno alla natura, alla semplicità: “L’ arte attuale sta diventando iper-tecnologica”, ci ha detto, “e le immagini sono sempre più spesso caratterizzate da una digitalizzazione superflua; il mio, invece, è un adattare le idee a ciò che offre madre terra e anche per questo scelgo ormai di utilizzare matite acquerellabili o acquarelli”.
“Komadori” ha così rappresentato, per Fabbricatore, un “ritorno a casa e alle origini” e per lo spettatore una piacevole scoperta, una sorta di sprofondare nel nostro vero essere atavico.
Finale caratterizzato dalle “canzoni” di “Komadori”, interpretate dal vivo da Fabbricatore, per chiudere, in versi e note, il viaggio iniziato.

Zaira Bartucca

lunedì 14 giugno 2010

L'ultimo dei cantastorie in concerto a Rende



Il 18 giugno lo stadio Lorenzon di Rende accoglierà l'ultimo dei cantastorie, Francesco Guccini, per l'unica data al sud prevista per il suo tour 2010.
Concerto quasi celebrativo, vista la quasi concomitanza con il compimento dei suoi 70 anni, rappresentativi se considerati alla luce degli anni “prestati” alla musica: attivo fin dal 1967 con l' album “Folk Beat nr.1”, può vantare più di un quarantennio di produzione musicale fatta di ben 23 album, ed uno in arrivo probabilmente per gli inizi del 2011.
I primissimi esordi con “I Gatti”, poi unitisi all' originaria formazione del giovane Vandelli che darà vita agli Equipe 84, il gruppo che, assieme ai Nomadi stessi, provvederà a depositare sue canzoni, anticipandolo, come le belle e celebri “Auschwitz”, “Canzone per un' amica” (titolata da Guccini “In morte di S.F.” e cantata durante il concerto dedicato all' amico Demetrio Stratos), “Dio è morto”, o “Noi non ci saremo”, tra le altre, per quanto i due gruppi ebbero il merito di farle conoscere al pubblico degli anni '70, molto più sensibile alla realtà dei gruppi che nascevano su modello di quelli inglesi o americani, che a quella dei giovani cantautori. Solo di recente le canzoni sono tornate, giustamente, alla loro vera paternità.
Recente anche la sua decisione di non utilizzare più gli inediti nei suoi live, ma questo certo non toglie interesse alla performance gucciniana, fatta di un vero e proprio colloquio con il pubblico, una interazione, un porgersi tra un pezzo e l' altro o con i pezzi stessi, molti dei quali conservano al loro interno una dimensione quasi “teatrale” come l' invettiva “L' avvelenata” destinata soprattutto a critici e colleghi, le impegnate “Primavera a Praga” o “La Locomotiva”,(dedicata al ferroviere anarchico Pietro Rigosi che fece schiantare il suo treno contro una vettura nel 1893), l' ironica “Il Sociale e l' Antisociale” o le bellissime “Addio” e “Cirano”. Senza contare “Eskimo”, dedicata alla donna cui forse è stato più legato, e le varie canzoni di notte, che con l' ultimo album ammonteranno a quattro.
Definito da Dario Fo come la “voce del Movimento”, oggi trasformata in “voce di gioventù”, che canta l' ironia, l' amicizia e la solidarietà, Guccini è in realtà lontano dall' incarnare semplicemente vezzi partitici o dal porsi come figura a cavallo di tre generazioni: il suo è in realtà uno sguardo concentrato sul reale con disincantata ironia e, come tale, in grado di spaziare e di indagare su tutto ciò che gli si presenta in prima persona o lo circonda: canta, con la sua tipica erre “arrotata”, di guerra, di morte, di realtà sociali difficili e di ipocrisia borghese, ma anche della ricerca di sé stessi, di città e di personaggi, di esperienze ed abitudini personali, guarnendo il tutto con citazioni e riferimenti letterari e con un linguaggio misto, a volte aulico e a volte da trattoria, ma sempre sapientemente calibrato all' accompagnamento musicale, spesso fatto di una chitarra e poco altro, ma senza per questo risultare scarno.
Il faccione coperto di barba e capelli neri che ha invaso il cosentino è la copertina di “Via Paolo Fabbri 43” (nonché, precedentemente, retro di “Stanze di vita quotidiana”), l' indirizzo di Guccini all' epoca della pubblicazione dell' album, e ritrae, in primo piano, il giovane Francesco in vacanza a Santorini. “Di quell' epoca mi è rimasta la barba, non l' ho più tagliata”, ha dichiarato Guccini: il concerto di Rende sarà l' occasione per constatare se dell' epoca è davvero solo la barba ad essergli rimasta.
Zaira Bartucca

giovedì 10 giugno 2010

Assemblea generale: scarsa partecipazione, ma gli studenti non si arrendono


Stato di agitazione permanente. Così ha deciso l’assemblea di Ateneo del 9 giugno. Più che permanente si potrebbe dire perenne, visto che negli ultimi tempi c’è sempre qualche motivo per cui gli studenti debbano mantenersi agitati, a causa degli attacchi che da più parti minano la vita delle nostre Università, Unical compresa.
A dire il vero, però, la prima impressione che si aveva durante l’assemblea è che la gran parte degli studenti in realtà non ne abbia affatto consapevolezza. Considerando che si trattava di una assemblea di Ateneo ci si sarebbe aspettata una maggiore adesione, più partecipazione, più voglia di capire e di intervenire.
Quali sono le ragioni di questa apatia? I corsi che stanno per finire? Gli esami che si avvicinano? La poca informazione? Il pensare che tanto ogni azione sarebbe inutile? Forse un po’ di tutto questo. Di certo la mancata presenza non può interpretarsi, salvo pochi casi, come condivisione delle ultime riforme e proposte del Governo in tema di istruzione universitaria. Nelle iniziative delle scorse settimane infatti è emerso un sostegno generale alla “causa”, quello che manca è il passaggio al gradino successivo: partecipare! Nei giorni scorsi un invito a prendere parte all’incontro era partito anche dal gruppo di studenti che avevano occupato il tetto del cubo 0B, attraverso striscioni e volantini. E la stessa conferenza stampa del Rettore Latorre il giorno prima dell'assemblea, con la diffusione alla stampa della lettera allarmata inviata al Ministro Gelmini con cui ribadisce le difficoltà d'avvio del prossimo anno accademico, non ha certo tranquillizzato il clima generale.


L’assemblea è iniziata, come le scorse assemblee di facoltà, con un video e delle slide di presentazione del processo che dal 1999 ad oggi con il DDL Gelmini ha interessato l’Università italiana portando all’attuale situazione. Dopo il momento informativo è il tempo degli interventi. Subito scatta la polemica con le ultime dichiarazioni del Rettore, “convitato di pietra” dell’Assemblea, il quale aveva detto che non sarebbe intervenuto all’assemblea perché non c’era bisogno di un “papà” dell’iniziativa. “Durante le iniziative dello scorso anno (durante il movimento dell’Onda n.d.r.) il rettore era stato avvisato che le cose sarebbero andate a finire in questo modo – dice uno studente – solo ora ne ha preso coscienza e dice anche lui che il prossimo anno accademico è a rischio”.
Molti ricercatori infatti stanno firmando la propria indisponibilità a tenere attività non retribuite nel prossimo anno, cosicché molte attività didattiche sarebbero a rischio, mentre tra le altre notizie che circolano c’è quella che la facoltà di economia sarebbe in serie difficoltà ad accettare nuove immatricolazioni da settembre.
Molti interventi riguardano la questione dell’aumento delle tasse, la diminuzione della copertura delle borse di studio, e l’annosa questione di quella fascia di parassiti che dichiarando falsamente di avere reddito zero, dispongono di borse, alloggi ed altri benefici scalzando chi ne dovrebbe davvero usufruire. La questione in qualche modo spacca l’assemblea. Da una parte per alcuni è come portare la discussione ad un livello più “terra terra” sviandolo del vero obiettivo dell’assemblea: analizzare la situazione attuale dell’Università pubblica alla luce degli ultimi tagli e riflettere sulle iniziative di protesta da organizzare per contrastarle. Dall’altra parte però si pone l’accento su un altro aspetto. Le questioni di tasse e borse di studio cioè, oltre ad essere direttamente influenzate dai tagli, sono anche le questioni che più direttamente vanno a toccare la massa degli studenti, come la discreta partecipazione alla manifestazione contro l’aumento della seconda rata ha evidenziato. Per molti di essi le questioni di decreti, articoli, riforme, ministri e ministre, sono questioni lontane. Da ciò anche la scarsa adesione. Per far prendere coscienza della situazione dunque è anche su queste cose che bisogna puntare.


Interessante al riguardo l’intervento del rappresentante Udu Nisticò, che sottolinea l’importanza dell’attenzione verso i prossimi aumenti delle tasse, e di come l’Ateneo abbia intenzione di modificare le griglie di merito in modo che, pur diminuendo il numero delle borse di studio, con un gioco meramente statistico si possa farne apparire aumentate le percentuali. Occorre dunque legare alle proteste anche le proposte, a medio e lungo termine.
Arriva durante l’assemblea anche l’eco di quanto accade nelle altre Università. Interviene uno studente della Sapienza, le altre università del Sud sono più o meno sulla stessa barca dell’Unical, all’Università di Bari ci sono forti mobilitazioni e occupazioni, nell’Università di Palermo si terrà a breve una grande assemblea.
Si passa così alle proposte, sintetizzando i vari interventi, visto che si deve cercare di uscire dall’assemblea con le idee chiare. Immediata è quella di proclamare lo stato permanente di agitazione. Di conseguenza organizzare dei presidi nei punti nevralgici dell’Università, la cui struttura, come ha fatto notare una studentessa, di per sé non favorisce la socializzazione e il contatto tra studenti.
Riguardo alla questione tasse prima cosa che è parsa necessaria è organizzarsi per fare pressione al prossimo CDA estivo, durante il quale si deciderà l’aumento della prima rata dell’anno prossimo. Tentare occupazioni del CDA sarebbe inutile, mentre è parsa cosa molto più sensata far sentire la voce contraria degli studenti a quest’organo decisionale, perché capisca la situazione e non si limiti ad una gestione prettamente aziendale dell’Ateneo.
Nel caso non si dovesse ottenere un risultato soddisfacente allora si potrà pensare anche ad azioni più forti, come il non pagare la prima rata come gesto di disobbedienza civile. Cosa che in caso di attuazione richiederebbe però un grande lavoro di preparazione e di costruzione di un percorso di lotta.
Tra le proposte infine quella di stilare un documento di solidarietà con i ricercatori, e di creare una rete di mobilitazione con le altre università italiane impegnate nella protesta.
Intanto il tempo incalza. La sessione estiva è alle porte, così come l’estate stessa, e di conseguenza sarà ancora più difficile ottenere una partecipazione attiva degli studenti alle iniziative. È quindi auspicabile che studenti, ricercatori, professori, e rettore, mettendo da parte le solite rivalità facciano fronte comune. Quel che è certo però è che l’Università pubblica merita qualche sforzo in più per essere difesa.
Lorenzo Coscarella

mercoledì 9 giugno 2010

Unical, il Premio Oscar Mauro Fiore fra gli studenti


"Lavorate per realizzare i vostri sogni" sono queste le parole pronunciate dal Premio Oscar Mauro Fiore, Direttore della fotografia del Colossal Avatar, che giovedì 3 giugno ha incontrato gli studenti dell'Unical nell' Aula U. Caldora, "accompagnato" dalla celebre statuetta degli Academy Awards. Tra i presenti alla premiazione non potevano certamente mancare come di consueto il Magnifico Rettore Giovanni Latorre, il Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia R. Perrelli,il Preside del Corso di Laurea del DAMS R. De Gaetano e il Sindaco di Marzi Rodolfo Aiello.
Mauro Fiore, che dall'età di sette anni vive in America e ha studiato cinema alla Columbia College, paragona il suo lavoro a quello di un artigiano che immerso nel mondo del cinema e ha il compito di tradurre in immagini il concetto astratto che il regista ha in mente. "La cosa che ci accomuna tutti è l'attitudine all'arte. Ciò che alcuni esprimono scrivendo o dipingendo, noi direttori della fotografia lo facciamo con il colore e la luce".

Disponibile come sempre il genio della fotografia non si è fatto esaltare dal successo, tutt'altro, si è dimostrato molto interessato alle domande poste dai mass media ma soprattutto ha incoraggiato gli studenti a farsi avanti, senza farsi mancare la giusta ironia: " Non me ne vado da qui fino a quando i ragazzi non faranno delle domande". A quel punto il pubblico composto da studenti del Dams ma anche di altre facoltà, da professori e da una rappresentanza di studenti dell'University of Rhode Island, si è sciolto per non perdere la possibilità di soddisfare le più svariate curiosità, a proposito anche del prossimo progetto che Fiore inizierà il 14 giugno con Steven Spielberg.
Molte le domande sul film "Avatar", che lo ha reso una stella di Hollywood. Lui sintetizza, dicendo che è stato diretto e scritto interamente da James Cameron, il quale ha voluto creare un mondo del tutto nuovo,Pandora, partendo da zero. Per rendere avatar e alieni simili agli attori che li interpretano è stata utilizzata una tecnica chiamata “performance capture”, inoltre, si è fatto uso del programma Motion Builder che riesce a gestire anche le ombre e l’ illuminazione. Il film è composto per un 60% da elementi virtuali creati al computer e per il restante 40% da elementi live-action, di cui Mauro Fiore si è occupato. Ogni attore ha effettuato uno specifico allenamento per poi recitare sul set, questo perché ci sono molte parti che chiedono una certa atleticità e certi movimenti, anche perché la performance capture deriva dalla recitazione fisica dell’attore. Con Avatar è stato possibile creare il mondo digitale e far recitare gli attori veri in questo mondo 3D e vedere il tutto subito, proprio mentre le scene venivano girate. Nonostante la tecnica del 3D esiste da molti anni, solo adesso in questo periodo di crisi il cinema inizia a farne uso per creare dei mondi fantastici in grado di far sognare il pubblico.

Infine è stata assegnata a Mauro Fiore una medaglia di riconoscimento da parte del Rettore Latorre, il quale gli ha fatto, poi, firmare il "librone accademico". Inoltre gli sono stati consegnati due romanzi dallo scrittore Carmine Abate uno dei quali verrà pubblicato anche in America. Ma non è tutto, Mario Bozzo, presidente dell'Associazione Carical, ha invitato Fiore il 18 ottobre a Cosenza per conferirgli un riconoscimento dell' Associazione stessa.
Ad accompagnarlo nel cammino della sua vita ci sarà il ricordo delle tradizioni della sua terra e l'affetto dei calabresi, emozioni che ha immortalato, come solo lui sa fare, e che hanno toccato le corde del suo cuore.

Genny Pastura e Valeria Lattuca

giovedì 3 giugno 2010

Studenti in movimento contro il ddl Gelmini. Il 9 giugno assemblea generale in aula magna



Le proteste contro il DDL Gelmini continuano, o ormai tutto è teso verso la manifestazione generale del 9 giugno. Mercoledì prossimo infatti alle 10:30 si terrà nell’Aula Magna l’assemblea di Ateneo, dove confluiranno tutte le proposte uscite dalle varie assemblee di facoltà tenute nella scorsa settimana e delle altre iniziative. La scorsa settimana infatti ogni facoltà ha tenuto una propria assemblea, luogo di discussione e confronto per eccellenza, dove gli studenti presenti sono intervenuti per portare le loro osservazioni e le loro proposte, e dove sono state presentate le modifiche che il Decreto Gelmini porterà al sistema universitario. Il DDL infatti è l’apice di un processo di smantellamento dell’università pubblica partito già nel ’99. “Quello che si sta cercando di fare – ha spiegato uno degli studenti – è portare al fallimento il bene pubblico, per poi svenderlo ad una cordata di imprenditori coraggiosi , come è successo in altri casi”. Durante la presentazione viene poi evidenziato come, oltre agli obiettivi ufficiali del decreto ci sarebbero tentativi di attuazione di quello che è chiamato il “piano occulto”: portare verso una aziendalizzazione del sistema universitario, che finirebbe così in mano a lobbies e ad aziende interessate ad implementare solo la parte del sapere utile al proprio tornaconto.
Ha dato il via la facoltà di Economia, riunita lo scorso 25 maggio nel cubo 0D. Si è partiti con la spiegazione ai presenti delle probabili conseguenze del Decreto. Interessante l’intervento di una ricercatrice, la cui classe risentirà pesantemente degli ultimi tagli. “La proposta di sospendere subito la didattica - dice - è stata accantonata. Ciò non toglie che se il decreto dovesse passare le possibilità di un blocco per il prossimo anno sono reali”. Il lavoro dei ricercatori è infatti divenuto centrale, visto che è divenuta prassi il fatto che facciano, anche se non tenuti, didattica frontale permettendo così l’attivazione di molti corsi. A risentire poi dei tagli è il sistema delle borse di studio, con il meccanismo degli idonei non vincitori, la cui percentuale l’Università prevede di ridurre non con la crescita delle borse, ma facendo aumentare le soglie di merito per rientrare nella categoria.
Tra le proposte emerse dalla discussione con gli studenti, una è emersa con chiarezza sia in questa che nelle altre assemblee: fare informazione e ottenere più visibilità dai media. Perché solo informando gli studenti sui fatti si può sperare in un sostegno consistente. Tra le altre proposte quella di insistere contro l’aumento delle tasse universitarie, organizzare delle lezioni alternative in caso di sospensione delle attività didattiche, e separare il movimento di protesta degli studenti da quello dei ricercatori.


Nella mattinata del 26 maggio al Polifunzionale è stato il turno delle facoltà di Scienze Politiche e Farmacia. Dopo la presentazione del decreto, con attenzione ai problemi legati all’istituzione e poi all’abbandono dell’ordinamento del 3 + 2, molti degli interventi sono stati centrati sul problema dell’aumento delle tasse, sia della seconda rata di quest’anno, sia del probabile aumento della prima rata dell’anno prossimo. Pochi i ricercatori presenti, tanto che si è riaccesa la proposta della scissione della loro protesta da quella degli studenti anche perché, a detta di alcuni, “quando vogliono protestare chiedono il supporto degli studenti e lo ottengono, ma quando sono gli studenti a manifestare in genere non si vedono”. Il riferimento è all’ultima manifestazione contro l’aumento della seconda rata, ma l’idea non trova d’accordo coloro che sostengono la necessità di un movimento unitario. Oltre a ciò l’assemblea si è dichiarata contraria all’aumento delle tasse e al DDL Gelmini, e altre proposte hanno riguardato la necessità di chiedere al prossimo CdA di non procedere ad alcun aumento delle tasse per il prossimo anno accademico, e in caso di blocco la creazione di workshop, gruppi di lavoro di protesta.


Molto partecipata l’assemblea delle facoltà di Lettere e SMFN, tenuta in Filol8 giovedì 27. Questa volta forte la presenza dei ricercatori della facoltà, che hanno dichiarato di aver preparato nello scorso consiglio di facoltà dei “moduli di indisponibilità” per quelli di loro che intendono, in caso di approvazione del decreto, non svolgere alcuna attività non retribuita oltre a quelle previste tra le loro mansioni. I ricercatori presenti hanno rimarcato di essere una delle categorie più bersagliate dai tagli, nonostante gli alti costi di indennità di rettore, presidi, e persino lauti gettoni di presenza ai membri del CdA. Oltre a questo esprimono piena solidarietà con le ultime proteste degli studenti. Molti gli interventi riguardo in primo luogo le tasse, ma anche la privatizzazione del sapere, fuga dei cervelli (che essendo un fenomeno lamentato da molti altri grandi paesi europei fa chiedere a molti dove questi cervelli stiano andando), necessità di non abbandonare la protesta, e tra le proteste è emersa anche qui la necessità di dare maggiore visibilità al movimento e preparare bene l’assemblea generale in aula magna.
A chiudere il giro delle assemblee di facoltà è, nel pomeriggio dello stesso giorno, quella della facoltà di Ingegneria. Diversi gli interventi di chiarimento sul DDL, con riferimenti particolari alla situazione della nostra Università. È ricomparso il tema dell’assenza dei ricercatori, ma soprattutto quello delle tasse, problema certamente più vicino agli studenti. Una delle proposte avanzate da uno di essi è stata infatti quella, in caso di nuovi aumenti di tasse o di diminuzione delle borse di studio, di rifiutarsi di pagarle in massa, iniziativa che ovviamente presenta qualche difficoltà pratica. Le altre proposte sono state centrate soprattutto sulla necessità di informare. Uno studente del primo anno ha osservato infatti come sia scarsissima soprattutto tra le matricole la percezione del problema cui si potrebbe rimediare ad esempio creando gruppi di lavoro itineranti che, nelle pause tra le lezioni, informino gli studenti che seguono i corsi sulle iniziative in atto e su ciò che le causa.
Occhi puntati dunque all’assemblea generale del 9 giugno, in preparazione della quale le proteste non cesseranno, ma anzi si cercherà di sensibilizzare il più possibile gli studenti che girano per il campus con varie iniziative in preparazione di volta in volta, come la manifestazione sul ponte di questo martedì. Intanto il tempo stringe, visto che mancano pochi giorni alla presa in esame del disegno di legge in Parlamento, e l’Università deve ancora far sentire chiara la propria voce.

Lorenzo Coscarella