lunedì 20 aprile 2009

Juve - Inter, scende in campo un "nuovo" razzismo


Ancora noi. Ancora l’Italia calcistica che esce dal coro, dal coro dello sport, dell’agonismo, della cultura, della globalizzazione, della civiltà, per introdursi in un altro tunnel pieno di vergogna tutto made in Italy. Si, perché se alla vigilia tutti vedevano il derby d’Italia come una delle più alte espressioni sportive che il calcio può regalare ai propri tifosi, al mondo degli sportivi in generale, quella che è da sempre una gara storica, è diventata la partita che passerà alla storia.
Il tanto amato e proclamato Made in Italy (calcistico), si macchia di un fatto nuovo, dopo Calciopoli, l’omicidio del commissario Raciti, l’omicidio del giovane tifoso laziale Gabriele Sandri, solo per restare agli ultimi vergognosi episodi di cronaca, siamo ritornati al razzismo, un razzismo nuovo però, perché il giocatore coinvolto è a tutti gli effetti un giocatore italiano.
Durante tutto il corso della partita Juve-Inter, il ragazzo di colore che risponde al nome di Mario Balotelli è stato insultato, massacrato, offeso e deriso per il suo colore di pelle, un’azione organizzata, mirata, non solo per spostare gli equilibri tattici, ma soprattutto quelli mentali e umani.
Perché urlare che non ci sono italiani di colore, equivale a dire che Camoranesi è argentino, che Amauri dovrebbe guardare la maglia della nostra Nazionale con il cannocchiale, (visto che di italiano non ha nemmeno l’unghia del piede), e che in un futuro ormai non troppo lontano, non dovrebbe indossare la maglia della nostra Nazionale.
Alla vigilia di una partita così tutti si aspettano il massimo dello spettacolo, della lealtà, della sportività, l’esempio da seguire insomma, per rispondere se non altro alle realtà europee calcistiche che ci guardano con tanto disprezzo.
E come fare a non dargli ragione?
Lo sport lo fanno le persone, non quelle che vanno in campo, ma quelle che stanno fuori. E’ un processo che nasce dal basso, la cultura dello sport nasce da quello che noi abbiamo dentro, dalla nostra società, dalla nostra famiglia, dai nostri valori e dal nostro grado di civiltà.
Perché se in Inghilterra e in tanti altri paesi europei si può vedere la partita stando a 1 metro dal terreno di gioco senza alcun tipo di barriera, e se in Spagna quando la squadra va male si tirano fuori i fazzoletti bianchi in segno di protesta, da noi il tutto assume sempre toni ridicoli, perché ridicoli siamo noi.
E non ce ne facciamo niente del più bel campionato al mondo,(perché calcisticamente è il migliore) se poi vorremmo tanto emulare quegli episodi di fair-play,che ad esempio abbiamo visto nella partita di Champions tra Chealsea e Liverpool che sono normalissimi, di cui i giornali italiani hanno tanto parlato e che alla vigilia doveva essere l’esempio da seguire, di cui siamo lontani anni luce.
Lo sport è lo specchio dello società, e noi anche questa volta ci siamo specchiati, ci siamo guardati, ma forse non con molta attenzione. Perché guardando in quello specchio il calcio bello, che appassiona e tiene davanti allo schermo la domenica mezza Italia, c’è uno sfondo vuoto, senza nessun valore, senza nessuna regola sociale, senza nessun tipo di cultura. E solo quando saremo capaci di guardarci in quello specchio, di vedere e di conoscere una vera cultura sportiva, potremmo parlare di sport.
Paolo Mercurio

sabato 18 aprile 2009

Ian Tomlinson è morto

Ian Tomlinson è morto a causa di una emorragia addominale e non per un attacco cardiaco, come si era creduto in un primo momento, Aveva 47 anni ed aveva partecipate alle proteste al G20 di Londra. Lo ha riferito l'avvocato della famiglia.

L'uomo, che non aveva partecipato alle proteste, fu spintonato e colpito con un manganello da un poliziotto. L'agente è stato sospeso e sull'episodio è stata aperta una inchiesta da Scotland Yard, dopo la diffusione di un video che mostrava l'aggressione. La seconda autopsia, svolta dal dottor Nat Cary, non conferma quindi la conclusione del primo esame, secondo cui l'uomo era morto per un infarto. I legali della famiglia hanno comunque precisato che le cause dell'emorragia sono ancora da stabilire. «Il medico ha detto che c'è una arteriosclerosi coronarica, ma ha precisato che è improbabile che abbia contribuito alle cause della morte», hanno aggiunto. La Bbc ha riferito che il risultato della seconda autopsia non è definitivo e che sarà necessario effettuare un terzo esame. L'agente sospeso dal servizio è stato interrogato in relazione all'ipotesi di omicidio non premeditato.

giovedì 16 aprile 2009

Fenomeno Susan Boyle: quando si dice "Talento".



Il suo talento è stato evidenziato dai critici di mezzo mondo. Il successo di Susan dimostra come stia per finire il tempo dell'apparenza e dell'apparire... e stia arrivando il momento di valorizzare il vero talento.

Prendi una signora disoccupata di 47 anni, di un piccolo paesino vicino ad Edinburgo, e mettila sul palco di Britain’s Got Talent. All’inizio la prenderanno in giro, il pubblico riderà di fronte al suo aspetto buffo. I giurati penseranno di essere di fronte all’ennesimo dilettante allo sbaraglio, in perfetto stile Corrida. E, invece… sarà un’esibizione da brividi.

Alla fine, c’è chi avrà le lacrime agli occhi.I giurati diranno di essere davanti alla più grossa sorpresa degli ultimi tre anni di trasmissione. Susan Boyle canta “I dreamed a dream”, da “Les Miserables” e il video è tra più visti da quando è andata in onda, la puntata. Segno che la gente ha ancora tanto bisogno di sognare e di commuoversi.


Per chi ancora non avesse percepito il talento di Susan Boyle, ecco un video che chiarirà le idee...



Susan Boyle è stata vittima di bullismo, sin da piccola e per questo ha sempre cercato di ripiegare sulla musica, iniziando a cantare all’età di cinque anni. “Sono nata con una disabilità - racconta - che mi ha trasformata in un obiettivo per i bulli della scuola. Mi davano dei soprannomi per via dei miei capelli arruffati, e perché avevo dei problemi in classe. Ne parlai con gli insegnanti, ma siccome si trattava di bullismo verbale, più che fisico, non sono mai stata in grado di dimostrarlo. Ma le parole, spesso, fanno più male dei tagli. Le cicatrici oggi sono ancora al loro posto”.


La sua esibizione è stata così convincente, che uno dei giudici ha iniziato a trattare con la SONY, per farle firmare un contratto.
Susan dice: “Mi capita ancora di incontrare quei ragazzi che mi prendevano in giro. Oggi sono dei padri, con dei figli. Ma adesso mi sento di aver vinto”.

Susan, che vive sola, con un gatto di 10 anni, ha partecipato alla trasmissione soltanto per esaudire il desiderio della madre Bridget, morta nel 2007: “Mia madre amava quella trasmissione, ed era convinta che avrei vinto. Ma ho sempre pensato di non essere all’altezza. Solo dopo la sua morte mi sono fatta coraggio, e ho chiesto di partecipare. Ho vissuto un periodo difficile ho sofferto di depressione e ansia. Ma dopo il buio è arrivata la luce. Ho capito che per renderla fiera di me, dovevo partecipare alla trasmissione”.

mercoledì 15 aprile 2009

Vicenda Nastro, condanna e revoca dei domiciliari in pochi giorni



L’inchiesta sullo scandalo delle truffe ai fondi dell’Unione Europea che ha interessato nei mesi scorsi anche l’Università della Calabria, ha avuto nuovi risvolti nel giro di pochi giorni. La scorsa settimana la Guardia di Finanza aveva notificato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il professore Alfonso Nastro, coinvolto nell’inchiesta insieme ad altre trenta persone. L’ordinanza era stata emessa dal gip di Cosenza. A distanza di dieci giorni il professore torna in libertà, per un’ordinanza dello stesso gip. In seguito all’interrogatorio del 10 aprile, infatti, il giudice si è convinto che il professore, durante le sue visite all’università non era nella condizione di inquinare le prove. Al professore era stato interdetto qualsiasi rapporto con l’università. Nastro ha dimostrato che lui si recava al dipartimento soltanto per il ritiro dello stipendio e di documenti relativi all’indagine.
L’inchiesta, lo ricordiamo, ha inizio nel 2006, quando la polizia effettua dei controlli nello stabilimento “Vecchio prodotti in ceramica s.r.l.”, gestita dall’imprenditore Domenico Vecchio, in seguito ad ingenti finanziamenti ottenuti dall’Unione Europea. La cifra in questione si aggira intorno ai 26 milioni di euro e sarebbe stata utilizzata per la produzione di piastrelle in ceramica. Nel novembre 2008 vengono arrestati Domenico Vecchio insieme al padre e al fratello, l’accusa è truffa ai fondi UE. Nel registro degli indagati finiscono anche alcuni docenti dell’Università della Calabria tra cui Alfonso Nastro, considerato la vera mente scientifica della truffa, oltre ad alcuni neolaureati e ricercatori. Vengono sequestrati beni per oltre 70 milioni di euro. Le accuse sono varie, vanno dalla truffa all’estorsione alla violenza privata e al favoreggiamento. Le indagini hanno portato a scoprire, nei taccuini di Nastro, una vera e propria rete di contatti: studenti, neolaureati, ricercatori, facevano ricorso al professore per avere “favori”.
L’inchiesta delle piastrelle è balzata agli onori della cronaca nel novembre scorso, in un periodo già di per sé caldo per la scuola e l’università. A far sentire da subito la loro voce, gli studenti, anche con la famosa partecipazione alla trasmisione “AnnoZero”, nella quale molti si sono espressi contro le “mele marce” e in difesa dell’università. In quell’occasione il rettore ringraziò pubblicamente gli studenti attraverso una lettera per “aver espresso la ferma di volontà di evitare che l’Ateneo di Arcavacata finisse nel tritacarne delle generalizzazioni scandalistiche”.

Adelia Pantano

mercoledì 8 aprile 2009

Aiutiamo i terremotati dell'Abruzzo


Ancora forti scosse di terremoto hanno fatto tremare le zone colpite dal sisma di lunedì scorso. Paura a l'Aquila dove non si fermano le operazioni di soccorso e dove le nuove scosse della serata di martedì hanno determinato nuovi pericolosi crolli. Intanto si affievoliscono le speranze di trovare in vita altre persone sotto le macerie: i morti accertati fino ad ora sono 250, più di mille i feriti e 25mila gli sfollati.
Oltre 3000 sono le persone che vengono accolti in Hotel e 17.000 quelli che dormono nelle Tendopoli.
Come aiutare i terremotati dell'Abruzzo:
Donazioni tramite le banche. La Confederazione delle Misericordie ha avviato una raccolta di fondi con un conto corrente appositamente aperto presso il Monte dei Paschi di Siena, agenzia 6 di Firenze. Il codice Iban per effettuare il versamento è IT03 Y010 3002 8060 0000 5000 036.
Intesa-San Paolo, ABI 3069, CAB 05061, conto corrente n. 1000/144, intestato a: "Un aiuto subito – Terremoto dell’Abruzzo". Cod. IBAN: IT 03 B 03069 05061 100000000144.
Banca TERCAS SPA "Raccolta fondi pro terremotati d'Abruzzo" Codice Iban: IT 48 L 06060 15300 CC 090 005 35 65.

Donazioni alla Croce Rossa Italiana. Per effettuare donazioni alla Croce Rossa Italiana si possono utilizzare: il Conto corrente bancario C/C n. 218020 presso Banca Nazionale del Lavoro-Filiale di Roma Bissolati - Tesoreria - via San Nicola da Tolentino 67 - Roma, intestato a Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma, codice Iban IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020, causale pro terremoto Abruzzo; il Conto corrente postale n. 300004 intestato a Croce Rossa Italiana via Toscana 12 - 00187 Roma, codice Iban IT24 - X076 0103 2000 0000 0300 004, causale pro terremoto Abruzzo. E' anche possibile effettuare dei versamenti online, attraverso il sito web della Cri.

Versamenti con le carte di credito. Per le persone che volessero contribuire con le proprie carte di credito (CartaSì, MasterCard, Visa, American Express) possono chiamare al numero verde di Cartasì: 800 317800 dall'Italia e 02 34980235 dall’estero, e poi tenere la carta di credito a portata di mano e seguire le istruzioni del sistema.

Manda un sms al 48580 da Tim, Vodafone, Wind e 3Italia. Le quattro compagnie telefoniche d'intesa con il Dipartimento della Protezione Civile hanno attivato la numerazione 48580 per raccogliere fondi a favore delle popolazioni terremotate. Il valore dell'sms è di 1 euro, mentre da domani sarà possibile effettuare una donazione di 2 euro digitando lo stesso numero dal telefono fisso.

L'aiuto di Poste Italiane. Per contribuire all'azione di soccorso a favore delle comunità terremotate, il gestore telefonico PosteMobile ha attivato il numero di solidarietà 377.2048580. Tutti i clienti PosteMobile possono donare 1 euro inviando un sms a questo numero speciale. I clienti che hanno associato alla propria sim Poste Mobile un conto corrente Bancoposta o una carta prepagata Postepay possono donare qualunque importo accedendo ai servizi Semplifica tramite il menù della propria scheda sim, selezionando lo strumento di pagamento associato (Conto Corrente o PostePay) ed effettuando un postagiro al conto corrente postale numero 10 40 0000, oppure effettuando una ricarica sul numero speciale 377.2048580.

Unità di crisi della Coldiretti. L'unità di crisi della Coldiretti sta coordinando le iniziative di solidarietà che si sono messe in moto in tutte le sedi della maggiore organizzazione agricola italiana con la spedizione di prodotti di prima necessità. A tal fine è stata aperta la casella di posta elettronica sisma.abruzzo@coldiretti.it dove possono essere veicolate le informazioni in merito alle offerte di aiuto per i prodotti alimentari alle persone ed alle aziende agricole colpite dal disastroso sisma.

Il mondo del calcio si mobilita. Il Napoli e il Pescara hanno annunciato che devolveranno l'intero incasso del prossimo turno di campionato interamente alle popolazioni colpite.

Il contributo dell'Università. Per versare il proprio contributo la CRUI ha aperto un apposito conto. Si chiama UNIVERSITÀ EMERGENZA TERREMOTO e l'IBAN è IT 80 V 03226 03203 000500074995.

La musica per l'Abruzzo. Anche il mondo della musica ha iniziato a mobilitarsi offrendo un sostegno economico all'Abruzzo. Un concerto per i terremotati. L'idea è partita Franz Di Cioccio, leader e cantante della Premiata Forneria Marconi di origine abruzzese, che ha lanciato un appello ai suoi colleghi per partecipare a un concerto di raccolta fondi da destinare alle famiglie più colpite: «So che la tenacia che sento nello spirito della mia terra ha solo bisogno di essere accompagnata da un gesto di solidarietà, che faccia sentire alla popolazione che non è sola con la sua disperazione. Aiutatemi ad aiutarli». Intanto Biagio Antonacci ha devoluto l'intero incasso del concerto di ieri sera al Palalottomatica di Roma.

La raccolta di Sky. Tutti i telespettatori e gli utenti del sito SKY.it sono invitati a dare il loro aiuto concreto versando il loro contributo sul numero speciale di conto corrente denominato Sky per l'Abruzzo: Codice Iban: IT 22 O 03226 01606 000500074972.

Un milione di euro dai bookmaker. L'agenzia di scommesse Stanleybet donerà un milione di euro al Comune de L'Aquila per opere di pubblica utilità legate alla ricostruzione post-sisma.

lunedì 6 aprile 2009

Domenica di spezzatino calcistico. Il sogno di Macheda e la realtà scudetto dell'Inter



Ai tanti, ai molti, soprattutto a quelli che mettono sempre la speranza e la fede sportiva davanti a tutto, sembrava di averla già vista questa giornata, o meglio, sembrava che potesse andare come si era immaginato.
Il distacco poteva ridursi già oggi stesso, in questa domenica di spezzatino calcistico – in cui si sperimentano le partite nell’arco dell’intera giornata, simile al modello inglese- e ci si poteva avvicinare allo scontro diretto previsto fra due settimane con qualche punto di svantaggio in meno.
La Juve ospita in casa il Chievo, facile per una squadra che deve cercare di riacciuffare lo scudetto, in una fase del campionato dove non si può più sbagliare. L’ Inter con 7 punti in più, deve passare a Udine un campo e una squadra da sempre molto ostili ai nerazzurri che si presentano al Friuli in tardo pomeriggio privi dell’infortunato Maicon. Lo stanco Milan ospita nel posticipo il Lecce e butta un occhio all’inseguitrice Genoa impegnato sul campo della Reggina, che sembra si sia lasciata andare al suo destino, in una stagione che non rispecchia affatto il carattere di una città che ha sempre speso molto per la propria squadra, e che da parecchi anni a questa parte compra, valorizza e poi vende veri campioni.
E invece anche questa volta, ad avere l’ultima parola, a dire che, quello che conta sempre e comunque è il risultato e non di certo, tutte le fantasticherie che possono farsi prima del triplice fischio, è stato il campo. Le amnesie difensive della Juventus hanno trasformato la partita che doveva essere dell’avvicinamento all’Inter, alla quasi consegna dello scudetto, una partita cominciata male, salvata poco dopo, ripresa andando in vantaggio, e alla fine buttata li, come se i giocatori abbiano voluto ricordarsi che il destino non può cambiare, come se si siano abbandonati a quello che tutti dicono con tono quasi scaramantico, l’Inter vincerà lo scudetto.
Il riscontro a tutto ciò si aveva un paio d’ore dopo quando l’Inter consapevole del 3-3 della Juve e della possibilità di allungare scendeva in campo con qualche pensiero in più, con qualche fantasticheria sportiva che poteva diventare triste realtà. Perché quello che lega la finzìone alla realtà alle volte è un filo sottilissimo.
Un filo sottilissimo che questa volta passa per i piedi di Viera, che lanciato in porta da Ibrahimovic, incespicava sul pallone facendolo carambolare su Insla che stava cercando di recuperare la posizione, mandando lentamente la palla oltre la linea di porta. L’Inter passa di misura 1-0 , ed ecco ad un tratto tutto cambia.
I tanti, i molti, che avevano già visto questa giornata, si ricordano che nel calcio esiste una legge dura, triste, affascinante, anomala, imprevedibile, una causale che è un mix di fortuna, episodi, imprevisti accidentali che possono trasformarsi in una mossa vincente.
Quando al lunedì poi, il popolo calcistico si sveglia, tutto è sempre diverso dalle fantasticherie della vigilia. La realtà diventa un triste sogno, e il sogno una splendida realtà. E’ il caso di un giovane ragazzo romano di origini calabresi, cresciuto nelle giovanile della Lazio Federico Macheda, e “rubato” dal Manchestere United a soli 16 anni, che guarda caso è stato convocato in panchina per le assenze di Rooney, Berbatov, non per fare numero, ma per entrare di diritto nella storia del calcio.
Entra in campo davanti a un All Trafford sulle spine dopo un’ora di gioco, con il risultato di 2-2. A due minuti dal termine, neanche un giovane ragazzo non ancora maggiorenne potrebbe mai fantasticare che sarà proprio lui a regalare la vittoria con un gol strepitoso all’esordio, facendo piangere i 55mila dell’ All Trafford e portando a casa una vittoria che forse ipotecherà il campionato.
Tutto ciò forse non era mai passato per la testa di “Kiko” come ormai lo chiamano da quelle parti, ma di certo è passato attraverso quel filo che lega la realtà ai sogni, la fortuna agli imprevisti, il possibile all’impossibile. E se qualcuno diceva che nei sogni puoi trovare quello che non hai nella realtà, Kiko nella realtà, ha trovato quello che non aveva nemmeno lontanamente immaginato.

Paolo Mercurio

domenica 5 aprile 2009

Il caso 7 aprile 30 anni dopo, dibattito al Filorosso


7 aprile 1979. Stampa e tv danno notizia della maxi-retata che da poche ore ha portato in galera il presunto vertice delle Brigate Rosse. Gli arresti, avvenuti su tutto il territorio nazionale, sono stati ordinati dal sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero. Quasi tutti gli accusati sono intellettuali: docenti universitari, scrittori, giornalisti e leaders dei diversi movimenti post-’68. Tra i più noti vi sono: Antonio “Toni” Negri, docente di Dottrina dello Stato all’università di Padova, indicato come capo e ispiratore di tutta la galassia sovversiva italiana; Nanni Balestrini (latitante), poeta e scrittore, già nel Gruppo 63 e poi autore del romanzo-culto “Vogliamo tutto”; Franco Piperno (latitante), docente di fisica all’università di Cosenza; Oreste Scalzone, insieme a Piperno leader storico del ‘68 romano; Luciano Ferrari Bravo, Guido Bianchini, Sandro Serafini e Alisa del Re, tutti assistenti di Negri all’università di Padova; Giuseppe “Pino” Nicotri, giornalista del “Mattino” di Padova, di “Repubblica” e de “L’Espresso” (in passato si è occupato della controinformazione su Piazza Fontana, e le sue scoperte sugli spostamenti di Franco Freda sono state preziose per le indagini di Calogero); Emilio Vesce, redattore delle riviste “Rosso” e “Controinformazione. L’elenco prosegue con diversi militanti dell’Autonomia Operaia ed ex-membri del gruppo Potere Operaio, scioltosi nel 1973. Secondo gli inquirenti, Potere Operaio non si sarebbe sciolto, piuttosto sarebbe divenuto un’organizzazione clandestina, una vera e propria “cupola” della sovversione. Inoltre, malgrado l’evidenza di insanabili contrasti teorici e politici, Autonomia Operaia e Brigate Rosse sono ritenute la stessa cosa, o meglio: la “illegalità di massa” propugnata dalla prima non sarebbe che il mare magnum in cui sguazza l’avanguardia clandestina rappresentata dalle seconde. Per alcuni degli arrestati vale solo la seconda parte del mandato, cioè l’accusa di associazione sovversiva. Al contrario, su Negri e alcuni altri sta per rovesciarsi una valanga di fantasiosi mandati di cattura per gli episodi più diversi. Nei giorni successivi il processo si estende ai redattori della rivista romana “Metropoli”, su cui scrivevano anche Scalzone e Piperno. I nuovi inquisiti sono Libero Maesano, Lucio Castellano e Paolo Virno. Anche loro apparterrebbero in blocco all’organizzazione eversiva “costituita in più bande armate variamente denominate”, per il semplice motivo di… aver scritto su “Metropoli”. Pleonasmi a non finire. Davvero curiosa questa “guerra civile” combattuta a colpi di saggi, editoriali, recensioni… e anche fumetti: su “Metropoli” è comparsa una drammatizzazione a fumetti del caso Moro. Secondo gli inquirenti, alcune vignette contengono l’esatta riproduzione della “prigione del popolo” in cui era rinchiuso Moro. Poi si verrà a sapere che l’autore si è ispirato a un fotoromanzo di “Grand Hotel”.
Ormai sappiamo tutti che Toni Negri non era il capo delle Brigate Rosse, né il telefonista dei rapitori di Moro, né l’assassino di Carlo Saronio. Eppure un giudice, su basi così palesemente assurde, imbastì nel 1979 il processo simbolo del periodo dell’ “emergenza”, rimasto noto come “il caso 7 aprile”. Vi furono coinvolti prima una ventina di imputati, quasi tutti docenti e ricercatori della facoltà di Scienze Politiche di Padova, poi divenuti oltre un centinaio. Molti furono incarcerati, altri costretti all’esilio, uno (“Pedro”) perse la vita, ucciso dalle forze dell’ordine mentre era armato di un semplice ombrello. Inutile dire che gli assassini di Pedro rimasero impuniti, e che il magistrato che gestì il processo ha tranquillamente fatto carriera. L’impianto dell’inchiesta crollò solo grazie alle confessioni di Patrizio Peci, che dimostrarono come Negri, Piperno, Scalzone e gli altri del 7 aprile, con le Brigate Rosse, non avessero nulla a che spartire. Il teorema Calogero è rimasta la più impressionante montatura mediatico-giudiziaria dell’Italia repubblicana.
A trent’anni da quel giorno, martedì 7 aprile 2009 Filorosso organizza un’iniziativa dal titolo “Una storia da ricordare” con alcuni dei protagonisti, loro malgrado di quella vicenda: Franco Piperno, Oreste Scalzone (in collegamento da Parigi) e Francesco Febbraio, che in quel periodo era studente e attivista politico all’Università di Padova. La discussione si terrà alle ore 17:30 presso il Capannone del Filorosso nell’edificio Polifunzionale dell’Unical. L’iniziativa è rivolta agli studenti universitari che nel ’79 non erano ancora nati e che avranno l’occasione di ascoltare una pagina di storia raccontata dalla voce viva di chi l’ha vissuta sulla sua pelle.

sabato 4 aprile 2009

Verso Pasqua, consueta via crucis sul Ponte Bucci

Venerdì 3 aprile il ponte Pietro Bucci non è stato il luogo per gli universitari, che scappano da una lezione, ma è diventato lo scenario della Via Crucis. Per una sera lungo il ponte, dalle pensiline agli ultimi cubi, si potevano incontrare fiaccole, candele e le croci rappresentanti le varie Stazioni della Passione di Cristo.

Un caso particolare quest’anno, poiché la processione è stata guidata da un vescovo non calabrese, ma da Monsignor Agostino Superbo, vescovo di Potenza e vicepresidente della C.E.I.. Come ogni anno è stato un appuntamento immancabile per molte persone in prossimità delle festività pasquali. I partecipanti si sono dati appuntamento alle 21 alle pensiline di economia, dove si sono radunati alcune centinaia di persone. Studenti, qualche professore e soprattutto molta gente del luogo in particolare anziani delle zone vicino l’università.

La Via Crucis è stata organizzata da varie parrocchie della città. I ragazzi hanno intonato i canti con chitarre e altri strumenti e attraverso dei volantini hanno cercato di coinvolgere le persone presenti.
I volontari delle parrocchie ma anche qualche studente hanno cercato di allestire tutto nei minimi particolari. La processione si è svolta con la massima organizzazione.

Tutto è iniziato poco dopo le 21 dopo l’arrivo della Croce, portata da alcuni volontari e dallo stesso vescovo. La Via Crucis ha attraversato tutto il ponte carrabile, sostando di fronte ad alcuni cubi dov’erano posizionate le croci. Molto importante è stata la partecipazione delle varie parrocchie di Cosenza che, a turno attraverso un loro rappresentante, sono intervenute durante le varie Stazioni, leggendo alcuni passi del Vangelo. All’ultima Stazione, collocata nei pressi del cubo 44, si è giunti intorno alle 23. Qui il vescovo ha concluso la Via Crucis con la benedizione e ringraziando la città di Cosenza per averlo ospitato, ringraziando soprattutto i ragazzi che hanno contribuito a mettere su tutta l’organizzazione. Al ritorno sul ponte, sempre gli stessi volontari hanno distribuito, su un volantino, il messaggio che Papa Benedetto XVI ha pronunciato nella giornata mondiale della gioventù 2009.

Adelia Pantano

venerdì 3 aprile 2009

Vizi e virtù dell'Italia di oggi secondo Celli


Presentato nell’Aula Magna dell’Università il libro “Le virtù deboli” scritto da Pierluigi Celli, direttore generale presso l’Università LUISS di Roma. Presenti oltre al Rettore dell’Unical, Giovanni Latorre, il giornalista Virgilio Squillace, moderatore della presentazione, il professore Mario Caligiuri e l’imprenditore calabrese Antonio Schiavelli.
Durante la presentazione si sono susseguiti i vari interventi dei partecipanti, che hanno espresso considerazioni favorevoli alle varie tematiche contenute nell’opera.
Il libro, costituito da 29 capitoli, è un insieme di saggi riguardanti i valori e le virtù che oggi nel nostro Paese sono quasi del tutto decadute, secondo lo scrittore.
Infatti come ha affermato il professore Caligiuri “il libro si riferisce alle virtù deboli ma in realtà richiama le virtù forti che mancano alla nostra società”. Sempre lo stesso professore ha letto alcuni passi riguardanti il problema della leadership, delle speranze, e soprattutto dell’elite, della classe dirigente su cui si basa la nostra società, ma dalla quale emerge anche la decadenza dell’Italia.
La parola è toccata poi all’autore. Dopo i ringraziamenti all’Università che lo ha accolto, ha iniziato un digressione sulla sua passione per la scrittura e per i ragazzi, con i quali ama stare “per cercare di non invecchiare troppo”. Celli, infatti, ha scritto questo suo libro dedicandolo ai ragazzi della LUISS, ai quali vuole dare un incoraggiamento per il loro avvenire. “Racconto le virtù per vivere con onore in un mondo che onore non ne ha più” ha affermato Celli. Vuole lasciare ai suoi ragazzi “la speranza per neutralizzare e per alleggerire l’avvenire”.
Celli, che ha avuto un grande passato nelle più importanti aziende italiane (Enel, Olivetti, Omnitel etc.), punta il dito soprattutto con la falsa meritocrazia che vige nel nostro Paese. Una meritocrazia che non si conosce bene e che viene usata male, in una società dove “le regole del gioco non sono le stesse per tutte”. Problemi questi che Celli affronta da molti anni ma che “mai nessuno ha avuto il coraggio di affrontare” e che emergono solo ora che si vive in un momento di crisi così delicato. L’autore ha concluso il suo intervento affermando che si può uscire dalla crisi “ facendo riferimento a valori diversi rispetto a quelli con cui ci siamo entrati”.

Adelia Pantano

Qualità degli alimenti, ricerca e prospettive



Analisi degli alimenti e delle acque mediante la Spettrometria di Massa. Un centinaio di giovani ricercatori e laureati calabresi si sono confrontati, nell’aula “Umberto Caldora” dell’Università della Calabria, nel corso di un workshop, che ha avuto come tema: “Analisi degli alimenti e delle acque mediante la Spettrometria di Massa”.
Un argomento fortemente avvertito nel contesto della nostra regione per una serie di situazioni che si sono creati nel tempo e che richiedono un controllo costante ed una progettualità stabile per la difesa ambientale ed una qualità della vita dignitosa.
L’evento scientifico è stato organizzato dall’Applied Biosystem assieme al dipartimento di chimica dell’Università della Calabria, con la sponsorizzazione della Società Chimica Italiana, ed ha visto la partecipazione, dopo l’introduzione del prof. Giovanni Sindona, dei seguenti relatori: Nicola La Monica, Marco Biglietto, Veronica Lattanzio, Alberto Ritieni, Paolo Rossetto, Carmen Dell’Aversano, Vito Locaputo, Cinzia Benincasa.
Come già evidenziato tutti i relatori hanno affrontato le problematiche legate alla qualità e salubrità degli alimenti, mediante metodologie analitiche all’avanguardia basate sulla Spettrometria di Massa.
A conclusione dei lavori il prof. Giovanni Sindona, Ordinario di Chimica presso l’Università della Calabria e coordinatore dei lavori del workshop, alla luce delle indicazioni e proposte emerse, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “La Regione Calabria ha lanciato una sfida alle realtà di ricerca ed alle imprese esistenti in Calabria per verificare, a fronte di un intervento superiore ai venti milioni di euro, la possibilità di creare una rete agroalimentare su basi nuove che permetta, alla fine della grave crisi in atto, di ripartire con nuove prospettive di sviluppo per la regione. L’Università della Calabria ha già raccolto la sfida con i suoi centri di eccellenza nel comparto di riferimento e sta elaborando, assieme a centri di ricerca pubblici e privati ed all’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, un piano dettagliato per la creazione di quattro nuovi laboratori regionali e per collaborare con le imprese del settore con capacità innovative al trasferimento tecnologico. Il workshop che abbiamo organizzato ci da maggiore consapevolezza che il nostro lavoro è in fase di grande evoluzione e competitività internazionale a livello scientifico tanto da richiedere interventi sinergici con le istituzioni e la società civile in modo da garantire una maggiore qualità della vita ed un ambiente idoneo a giocarsi e vincere la partita della competizione turistica”.

giovedì 2 aprile 2009

Crisi finanziaria, cause e possibili soluzioni



Si respira un’aria diversa nell’aula Zenith del cubo 15b, sarà per la massiccia presenza di studenti, sarà per la grande voglia di conoscere e approfondire un argomento che ci tocca e ci toccherà da vicino per molti anni. L’occasione è di quelle buone - anche se l’audio non è perfetto - per far chiarezza sulle cause che hanno originato la recessione e su quali nuove proposte avanzare per cercare di pagare la crisi il meno possibile.
A parlare sono stati il prof. Giordano Sivini e la prof. Rosa Adamo, le cui relazioni introduttive hanno provato a rilanciare la diffusione di conoscenze sull’argomento e analisi critica. E’ proprio questo il primo obiettivo che ha spinto il comitato degli studenti di Economia a organizzare il seminario tenutosi il 31 marzo scorso davanti a un centinaio di studenti e non solo.
Sivini ha spiegato il meccanismo che ha generato la crisi negli Stati Uniti, quella legata ai mutui subprime.
Partiamo dal presupposto che negli USA tutti i consumatori sono sottoposti ad una valutazione. Per far capire in poche parole (senza entrare nei tecnicismi dell’economia), di cosa stiamo parlando, diciamo che subprime si considerano i soggetti a rischio, ossia quelli a più alta probabilità di insolvenza e quindi con tassi di interesse più elevati sui mutui. Questo viene fuori molto chiaramente dalle cifre dei casi di insolvenza che dal 1993 al 2002 erano pari a un milione, dal 2005 al 2006 sono triplicati. Tutto ciò è stato possibile grazie al processo di cartolarizzazione, che prevede l’acquisto dei mutui da parte di un’ istituzione finanziaria per trasformarli in titoli, gli investitori (logicamente) hanno margini di guadagno maggiori con titoli insicuri. Maggiori tassi d’interesse, maggiore guadagno, almeno fino al 2006, quando i casi di insolvenza erano ormai già troppi. Le regole sono venute a mancare, così come le istituzioni preposte alla vigilanza, ma la cosa più strana è che la crisi, volendola datare, ce la portiamo dietro dagli anni 70’, da Reagan a Bush esiste un unico filo conduttore.
L’altra causa analizzata fa riferimento al sistema del crollo dei cosiddetti “cuscinetti”, cioè la capacità di recuperare il credito da parte delle banche vendendo il bene ipotecato. Il quadro della prof. Adamo è anch’esso poco incoraggiante e la strada per uscirne fuori può essere individuata nel microcredito, nei fondi etici e nella creazione di sistemi di vigilanza forti.
Da segnalare anche l’intervento del prof. Mazzetti (storia del pensiero economico) che ha risposto ad alcune domande poste dagli studenti. Il dibattito si è scaldato un po’ quando è arrivata la singolare proposta di alcuni ragazzi che vedono come via d’uscita dalla crisi la donazione di danaro, sganciato dalla prestazione di lavoro. Danaro gratis fino a quando non sarà permesso a tutti di godere di un buon lavoro e di un buon status sociale.

Paolo Mercurio

mercoledì 1 aprile 2009

Latorre bocciato, il Tar dà ragione a Uccella


Il professore Nicola Uccella ha vinto il ricorso contro il Rettore Latorre. Il Tar della Calabria ha accolto il ricorso che il professore, ordinario di chimica organica, aveva avviato nel 2003, quando il Rettore lo aveva rimosso dal suo incarico nel progetto “Memobiomar”. Il ricorso si basava sull’illegittimità del decreto emanato dal Rettore, che prevedeva la decadenza del professore Uccella e l’affidamento del progetto ad un altro docente.
La vicenda è iniziata nel dicembre del ’99 quando, attraverso un decreto avente come oggetto un programma operativo riguardante l’ambiente marino, era stato approvato il finanziamento dello stesso programma tra cui il Memobiomar (metodologie molecolari e cellulari rilevanti per l’ecofisiologia, eco tossicologia ed il biomonitoraggio dell’ambiente marino). Tale progetto è stato successivamente affidato all’Università della Calabria, nella quale era stato individuato il docente che avrebbe attuato portato avanti l’iniziativa. Il docente in questione era appunto il professore Uccella, già direttore di un centro di ricerche in agricoltura e industrie agroalimentari (Cirasaia).
Il Rettore dell’Unical, attraverso un decreto ha nominato il docente responsabile di un sottoprogetto, riguardante il progetto iniziale del Memobiomar. Con un ulteriore decreto nel marzo del 2003, il Rettore ha affidato, arbitrariamente e senza il consenso dell’interessato, la direzione del progetto ad un altro docente. Quindi il professore Uccella si è ritrovato improvvisamente rimosso dal suo incarico.
Avendo subito tale esonero, il professore non ha esitato nel fare ricorso al Tar per avere giustizia. Gli avvocati hanno basato la difesa del docente sull’illegittimità del provvedimento. All’arrivo della sentenza nei giorni scorsi, che prevedeva l’accoglimento del ricorso, tanta la soddisfazione degli avvocati e del professore stesso.

Adelia Pantano